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L’Onaosi assisterà tutti gli orfani dei sanitari morti per Covid-19
Sfruttare il vento per surfare sulla neve

L’Onaosi assisterà tutti gli orfani dei sanitari morti per Covid-19

L’Opera Nazionale Assistenza Orfani dei Sanitari Italiani, da anni impegnata al fianco dei sanitari, insieme all’Associazione Mogli dei Medici italiani ha deciso di aprire i propri servizi anche ai figli degli operatori sanitari non contribuenti. Potranno essere ospitati presso il Collegio Unico di Perugia ed essere assistiti dal personale e dai tutor della fondazione.
Perugia, 22 aprile 2020 Sono finora 143 gli operatori sanitari italiani che hanno perso la vita mentre facevano il proprio lavoro, per tentare di salvare i pazienti affetti da Covid-19. Una strage silenziosa, spesso dovuta alla scarsità delle strutture di assistenza intensiva, alla mancanza di personale (10.000 medici in meno), alla insufficienza di strumenti di protezione antinfettiva, dovuti al forte definanziamento del sistema sanitario nazionale negli ultimi 12 anni. Il coronavirus si è abbattuto con violenza sui malati e sui sanitari tutti. Molti sono morti, lasciando famiglie e spesso figli.
Per essere concretamente al loro fianco, l’Onaosi (Opera Nazionale Assistenza Orfani dei Sanitari italiani) ha deciso di estendere i propri servizi anche ai figli rimasti orfani di sanitari che attualmente non erano contribuenti della fondazione.
“Ad oggi, in base al nostro statuto – spiega Serafino Zucchelli, presidente di Onaosi – possiamo fornire assistenza solo ai figli dei sanitari contribuenti, obbligatori o volontari, che versano ogni mese una quota del loro stipendio”. Una platea già enorme: i contribuenti sono infatti 143mila su un totale di oltre 300mila persone che costituiscono la categoria. “Ma è in momenti di emergenze come quella attuale che una classe professionale deve mostrarsi unita: è da oltre un secolo, dalla terribile influenza spagnola del 1918, che dei medici siano morti per salvare le vite degli altri in strutture pubbliche. Con questa scelta vogliamo andare controcorrente e dare un segno di unità: la nostra fondazione è aperta a tutti”.
 
Gli orfani di quei sanitari non contribuenti morti per Covid-19 potranno quindi ricevere ospitalità gratuita presso il collegio Onaosi di Perugia per la durata dell’emergenza e saranno così seguiti dal personale della fondazione e dai tutor come già avviene per i ragazzi già presenti nelle strutture della fondazione. Sono attualmente oltre 3500 i ragazzi assistiti e nelle 12 strutture formative distribuite in 8 città italiane (Bologna, Messina, Milano, Napoli, Padova, Pavia, Perugia e Torino).
La decisione di ampliare la platea dei beneficiari dei servizi Onaosi è stata presa dal Consiglio d’Amministrazione della fondazione ma è stata resa possibile anche grazie alla generosità dell’Ammi (Associazione Mogli dei Medici Italiani) che ha destinato una sua donazione importante, dal fondo Orfani “Styra Campos”, con il preciso obiettivo di fornire assistenza agli orfani dei sanitari non contribuenti morti per Covid-19.
“Noi socie dell’AMMI, impegnate per prime sul fronte sanitario accanto ai medici – commenta Michela D’Errico Alfieri, presidente di Ammi Italia – sappiamo perfettamente che ciascuno di noi vive la propria professione come una missione. E, facendolo, non pensa solo ai propri figli ma anche a quelli dei propri pazienti. È un messaggio di unità e di consapevolezza che dalle crisi si esce solo se si rinsaldano i legami comunitari. Per questo abbiamo voluto dare il nostro piccolo contributo per dimostrare di essere al fianco dei figli di chi ha dato la propria vita per arginare questo terribile virus”.
La decisione del CdA di Onaosi fa seguito a un’altra serie di iniziative per stare al fianco delle categorie sanitarie italiane già prese nei giorni successivi all’esplosione dell’epidemia. Sono già stati devoluti 30mila euro alle Regioni più colpite dall’infezione per l’acquisto di dispositivi destinati alla protezione dei sanitari italiani che stanno operando nelle strutture sanitarie di Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Marche e Umbria. La Fondazione ha tenuto aperti tutti i suoi collegi e i centri formativi – compresi i giorni di Pasqua – per consentire l’ospitalità ai ragazzi consentendo loro di rimanere in un ambiente sicuro e protetto mentre i genitori erano impegnati in prima linea.
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