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La mia vita in malga a 1.700 metri: tra i pascoli della Val di Rabbi, la storia di chi ha saputo dire “no” a stress, ansie e ritmi frenetici
Melinda, Seppi confermato presidente

La mia vita in malga a 1.700 metri: tra i pascoli della Val di Rabbi, la storia di chi ha saputo dire “no” a stress, ansie e ritmi frenetici

Dal 2021 Cristina e Marco gestiscono Malga Polinar, una struttura aperta ai visitatori e dedicata all’alpeggio e alla produzione casearia. Qui, immersi tra le montagne, hanno iniziato una seconda esistenza trovando, nella natura e in una nuova quotidianità, un’esperienza diversa e appagante.

Rabbi (TN), 19 luglio 2024 – Seguire le proprie passioni, lasciarsi ogni cosa alle spalle, cambiare vita. Alzi la mano chi, almeno una volta, non ha accarezzato questa idea, relegandola però nel cassetto dei sogni irrealizzabili. La grande fuga appare il più delle volte una vetta troppo complicata da raggiungere. 

Qualcuno, però, la svolta esistenziale riesce a compierla davvero. Per Cristina De Stefani, 55 anni, di Conegliano (TV), la scintilla che ha fatto buttare il cuore oltre l’ostacolo è scattata poco dopo la fase più drammatica dell’emergenza Covid. Un periodo da lei vissuto in prima linea, come infermiera in una RSA. Nel 2021, insieme a Marco Pangrazzi, 33, casaro e pastore per vocazione, ha deciso di rilevare e gestire Malga Polinar, tradizionale struttura alpina nell’incantevole Val di Rabbi, valle laterale della Val di Sole, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio trentino.

“Nel 2020 Marco ha saputo della disponibilità di alcune malghe all’asta e mi ha proposto di gestirne una insieme a lui”, racconta Cristina. “La richiesta mi ha stupito ma anche incuriosito: non è stato facile scegliere, all’epoca avevo una vita e un lavoro completamente diversi, ma alla fine ho scelto di accettare”.

Qui, oltre quota 1.700 metri, si prendono cura degli animali nei mesi dell’alpeggio, trasformando il latte in formaggio, burro e yogurt. Il tutto, ovviamente, all’insegna dell’autoproduzione e della sostenibilità ambientale. Qui, dove salvo permessi speciali, si arriva solo a piedi, i versi degli animali e il rumore del vento sono gli unici suoni della quotidianità. Qui, insomma, comandano la natura e la sua capacità di attrarre le persone dotate di particolare sensibilità.

Già, perché in fondo, ricorda Marco, questo è un luogo dove si sta e basta. Non un posto, per così dire, dove si sceglie di stare. “Nella vita ho fatto altri lavori, poi ho provato l’esperienza dell’alpeggio e ho deciso di specializzarmi in qualcosa di più affine al mio carattere”, prosegue il pastore. Che aggiunge: “In questo luogo si osserva ogni cosa nel suo stato naturale e gli animali trasmettono tanta pazienza. Lavoriamo solo con quello che abbiamo, seguendo il ritmo della natura. Se sono felice? Sì, non potrei immaginare la mia vita senza la salita di primavera e la discesa in autunno”.

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Oltre a dedicarsi alle attività di pascolo e produzione, Malga Polinar apre anche le sue porte a piccoli gruppi di visitatori. Accanto alla struttura sorge infatti un piccolo bivacco di proprietà dell’ASUC di Bozzana, un’associazione senza scopo di lucro, che offre, previo avviso ai gestori, la possibilità di un pernottamento gratuito. Ad accogliere gli escursionisti ci pensa Cristina. Che la sua vecchia vita se l’è lasciata alle spalle ormai quattro anni fa.

Un cambiamento radicale. Non semplice, certo, ma capace di offrire sorprendenti soddisfazioni. “La montagna sa darti tanto”, prosegue Cristina. “Le difficoltà sono legate alla mancanza di molte comodità, un aspetto che si fa sentire soprattutto nelle cose pratiche. Devo dire però che la lontananza dalla civiltà è molto appagante, almeno per me”. E ancora: “Le mie giornate sono molto lunghe e decisamente piene. C’è sempre qualcosa da fare. Mi occupo prevalentemente di gestire la cucina e tutta la parte organizzativa a cominciare dalla programmazione della stagione, seguendo gli ospiti e il personale che viene qui a darci una mano”.

Tra i collaboratori di Marco e Cristina, per un mese, c’è Riccardo, 26 anni, anche lui di Conegliano che nella montagna ha trovato ciò che si aspettava. O forse anche qualcosa in più. “Sono qui da due settimane, ho scelto di salire in malga per superare la mia idea di lavoro convenzionale. Di questo posto apprezzo soprattutto l’etica, i ritmi peculiari, l’attaccamento agli animali e la possibilità di seguire l’intera filiera dall’inizio fino alla tavola. Questa esperienza mi sta aiutando ad affrontare le cose con maggiore spensieratezza e a fare a meno di programmi nella routine quotidiana. Cosa mi manca? In verità non mi manca niente”.

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