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Gas fossile e nucleare tra le energie “green” T&E: “Dietro la scelta della Commissione Ue le impronte digitali di Draghi e Cingolani”
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Gas fossile e nucleare tra le energie “green” T&E: “Dietro la scelta della Commissione Ue le impronte digitali di Draghi e Cingolani”

La Federazione Europea Trasporti e Ambiente critica duramente il blitz con cui la Commissione Ue alle 22 del 31 dicembre ha inserito il gas fossile tra le fonti energetiche pulite che potranno accedere ai finanziamenti verdi. Bonaccorsi, direttore Finanza sostenibile T&E e membro del Platform for Sustainable Finance della Commissione Ue: “La norma è tagliata su misura per consentire all’Italia di costruire centrali a gas che usufruiranno di sussidi pubblici ma non serviranno a nulla nella decarbonizzazione dell’economia”

Roma, 4 gennaio 2022 – La notizia, agli stessi membri del gruppo ufficiale di esperti istituito dalla Ue per stilare l’elenco delle fonti energetiche green, è arrivata appena 2 ore prima di Capodanno. Alle 22.00 del 31 dicembre scorso, la Commissione europea ha deciso di inserire il gas e il nucleare tra le fonti di energia etichettabili come “green” e quindi utilizzabili (e finanziabili dal Recovery Fund) per la transizione ecologica. Quella scelta che frettolosamente è stata commentata da alcuni osservatori come rispondente agli interessi di Francia e Germania, è in realtà costruita appositamente per assecondare le richieste arrivate dal governo di Roma.

“Dietro la ‘legge truffa europea’ che tenta di spacciare gas e nucleare come energie pulite e rinnovabili ci sono le impronte digitali di Draghi e di Cingolani”. A dichiararlo è Luca Bonaccorsi, direttore della Finanza sostenibile di T&E e membro del Platform for Sustainable Finance (PSF), il gruppo esperti ufficiale istituito dalla Commissione Europea con il compito di fissare la tassonomia delle fonti energetiche verdi.

Il motivo della sua affermazione è ben presto spiegato: nella proposta della Commissione Ue per il gas è stato inserito lo stringente limite dei 270 grammi CO2 eq/kWh per considerare “verdi” le nuove centrali, che avrebbero dovuto comunque essere frutto di una riconversione di vecchi impianti a energie fossili come il carbone. Ma, nella versione presentata la notte di San Silvestro, è apparsa un’aggiunta dell’ultimo minuto: sono considerabili centrali a gas ‘verdi’ anche quelle che abbiano un ‘limite medio di emissioni annue da misurarsi su un arco di 20 anni’.

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“La misura è disegnata da e per l’Italia, per permettere la proliferazione di centrali turbogas dietro la promessa, inverificabile, che verranno usate poco” spiega Bonaccorsi. “La scappatoia è disegnata per sostenere il nuovo ‘capacity market’ per il quale gli impianti a gas ricevono ampi sussidi e possono funzionare ‘al minimo’. Oltre al danno dei soldi pubblici per i sussidi al gas qui si aggiunge la beffa: saranno considerati investimenti ‘verdi’ al pari delle rinnovabili. In pratica un produttore energetico potrà emettere un green bond per finanziare l’impianto a gas e per di più incassare i sussidi”.

Non solo: agli esperti della commissione per la Tassonomia sono stati concessi pochi giorni per commentare le complesse norme (le loro osservazioni dovrebbero arrivare entro il 12 gennaio). “Una dimostrazione del tentativo di non farci modificare questa norma che, se approvata, vanifica il Green deal europeo, rende impossibile il raggiungimento dei target di Parigi, contraddice l’impegno di Glasgow sulla lotta alle emissioni di metano e danneggia irreversibilmente il tentativo di ripulire la finanza dalle frodi del ‘finto verde’. A livello europeo – conclude Bonaccorsi – speriamo che il Parlamento europeo e il Consiglio Ue blocchino questa modifica. A livello italiano è urgente che il M5S e il PD rompano gli indugi e aprano la discussione all’interno del governo Draghi e con il ministro Cingolani su questo tradimento della loro base elettorale. Manca davvero poco tempo per evitare un danno ambientale ed economico che l’Italia si porterebbe dietro per i decenni a venire”.

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