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Giovani controcorrente Il mio lavoretto estivo? In malga a fare il pastore

Giovani controcorrente Il mio lavoretto estivo? In malga a fare il pastore

Le storie di Lorenzo e Alice, di 17 e 24 anni, che hanno deciso di trascorrere l’estate lontani da scuola in una delle malghe d’alta quota in Val di Pejo, nel Parco Nazionale dello Stelvio. Dietro la loro scelta, l’amore per gli animali e la voglia di riscoprire mestieri antichi. La loro esperienza si è conclusa simbolicamente con la pittoresca Desmalgada di oggi, durante la Festa dell’Agricoltura 2021

Val di Pejo (TN), 19 settembre 2021 – Lui, Lorenzo, è uno studente diciassettenne di Codogno. Lei, Alice, di Bormio, ha sei anni in più e una smodata passione per gli animali. Entrambi sono stati accomunati dall’aver fatto una scelta decisamente lontana dalla narrazione che vuole i ragazzi impegnati a riappropriarsi della propria vita post chiusure da Covid19 attraverso uscite serali, viaggi in comitiva, incontri nuovamente in presenza. Hanno invece scelto di trascorrere i propri mesi estivi ad alta quota, in una malga in Val di Pejo, all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio trentino. Dedicare la propria estate, 7 giorni su 7, alle 103 mucche della Malga Pontevecchio a 1767 metri di altitudine. L’inizio di un percorso che sperano li aiuti a costruirsi un futuro a contatto con la natura.

La loro giornata tipo probabilmente farebbe storcere il naso a molti: sveglia tra le 5 e le 6 del mattino per sottoporre le vacche alla prima mungitura. Poi via verso il pascolo lontano dalla malga dove trascorreranno tutto il giorno. Nel pomeriggio: seconda mungitura e pulizia degli animali. “Non c’è possibilità di riposo. Le mucche vanno custodite ogni giorno. Devi adattarti ai loro bisogni e soprattutto impari a tarare la tua giornata ai ritmi della natura” spiega Alice, mentre la sua pecora di nome “Nana” le rimane sempre attaccata al fianco. “Lei l’ho portata con me quando mi sono trasferita in questa malga” racconta. “La sua mamma aveva partorito tre agnellini e lei non cresceva abbastanza perché i fratelli le ‘rubavano’ il latte. Quindi l’ho sostanzialmente adottata: fino a poche settimane fa beveva latte col biberon 5 volte al giorno. Ormai è diventato un animale domestico e mi segue dappertutto”.

Una vita diversa da quella di molti altri che però ad Alice sta insegnando molto: “Questa esperienza ti insegna la pace interiore, ti trasmette l’importanza di riconnettersi con la natura, con i suoi ritmi, con i rumori naturali. Il mio sogno è continuare a lavorare nelle malghe e magari aprirne una mia”.

Speranza condivisa da Lorenzo. Per lui, che frequenta l’Istituto agrario e da adolescente ha dovuto vivere in prima linea la furia del Covid nel comune diventato simbolo della prima feroce ondata pandemica, la vita in malga è però, oltre che una tappa di formazione, anche una sorta di rinascita: “Stare in qualche modo isolato dalla frenesia del mondo – spiega – è utile a disintossicarsi dallo stress accumulato. Ma l’aspetto più importante che mi fa consigliare ai miei coetanei un’esperienza in malga è il fatto che diventa una straordinaria occasione di problem solving. Quando sei in mezzo ai monti da solo con tanti animali, devi imparare a risolvere da solo i problemi quando capitano, impari a fare di tutto e a cavartela da solo”.

A Lorenzo la passione per malghe e allevamento è iniziata già prima dell’emergenza Covid. “Tre anni fa, ho convinto i miei genitori a trascorrere un’intera giornata e una notte in una malga dalle nostre parti. è stata una sensazione unica che mi ha fatto capire che una professione che preveda un rapporto stretto con animali e natura è probabilmente la mia strada. Mi piacerebbe proseguire anche dopo gli studi, magari partendo con un allevamento di oche, che ha costi di avvio produzione più contenuti”.

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Per Alice e Lorenzo la conclusione simbolica della loro estate in malga è avvenuta oggi quando sono scesi da Malga Pontevecchio fino a Cogolo di Peio per la tradizionale Desmalgada che riporta gli animali nei rifugi invernali. Un trionfo di musica e colori nel quale le mucche percorrono le vie del paese “agghindate” con campanacci e fiori, accompagnate dalla banda e dai costumi tradizionali. Un appuntamento simbolo per le genti di montagna, che si trasforma in una festa per l’intera comunità ed è capace di far comprendere ai turisti quanto sia profondo il legame tra uomo, animali e natura in alta montagna.

Con la Desmalgada di Pejo si è conclusa la Festa dell’Agricoltura iniziata lo scorso venerdì 17 con molte diverse proposte: escursioni nel Parco Nazionale dello Stelvio, mercati contadini, laboratori wellness fitoterapici alla scoperta delle caratteristiche delle erbe montane, colazioni e aperitivi con prodotti del territorio e degustazioni dei tipici sapori di montagna. 

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