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Onaosi “un’esperienza da difendere e un esempio per altre categorie professionali”

Onaosi “un’esperienza da difendere e un esempio per altre categorie professionali”

Si è svolto a Perugia l’evento inaugurale dell’Anno di studi dell’Opera nazionale assistenza orfani dei sanitari italiani. Un’occasione per ripercorrere i 145 anni di storia dell’ente e per riflettere sull’integrazione dei servizi di mutuo soccorso con il Servizio Sanitario Nazionale.
Perugia, 4 marzo 2019 Un’esperienza importante per la città di Perugia e per l’intera collettività che può rappresentare un esempio anche per altre categorie professionali. Sono passati ormai 145 anni da quando l’idea dalla quale nacque l’ONAOSI fu lanciata da un medico di Forlì. Ma nonostante l’esperienza ultracentenaria, il suo modello è valido anche per il futuro del welfare italiano. È quanto emerge dalle analisi che le autorità e gli esperti del settore hanno proposto in occasione dell’evento inaugurale dell’Anno di studi ONAOSI (Opera nazionale assistenza degli orfani dei sanitari italiani) ospitato presso il Teatro del Collegio unico di Perugia.
“Il nostro ente, nato come società di mutuo soccorso nella seconda metà dell’Ottocento, oggi grazie a 146mila tra medici, farmacisti e veterinari, fa in modo che alle famiglie in stato di necessità venga garantito un sostegno concreto fatto di aiuti finanziari ai ragazzi rimasti orfani o in difficoltà che studiano restando in famiglia e offre ospitalità nei suoi 11 centri formativi e collegi sparsi in Italia” ha spiegato nel suo intervento il presidente ONAOSI, Serafino Zucchelli. “In questo modo, possono studiare e coltivare i propri sogni per diventare non solo dei professionisti seri ma anche dei cittadini responsabili”. Un ruolo, quello degli enti come ONAOSI che “rafforza la sua ragion d’essere in un momento di crisi del Welfare State, visto il disastro della situazione economica, finanziaria e sociale del Paese, l’impoverimento delle classi medie, l’individualismo esasperato, la riduzione del welfare pubblico”.
L’importanza della presenza di ONAOSI per il territorio umbro è stata poi evidenziata dalla presidente della Regione, Catiuscia Marini secondo la quale l’esperienza di questo ente “è stata antesignana di un’idea solidaristica di welfare che permetta di integrare l’intervento pubblico e i servizi solidaristici privati. Il suo approccio è utile anche ad altre categorie professionali che si interrogano sui servizi di assistenza per i propri iscritti”. Ma ONAOSI, secondo Marini, è anche essenziale per Perugia, sia perché “è l’unico ente nazionale che ha la propria sede centrale nella nostra città” sia perché “offre una interconnessione cruciale con i percorsi di studi universitari. Un legame profondo del quale i perugini sono orgogliosi”.
Posizione condivisa dal sindaco di Perugia, Andrea Romizi, che ha ricordato come “il modello ONAOSI era innovativo quando è stato costituito nel 19esimo secolo ed è tutt’ora innovativo. Perugia è parte interessata affinché questa storia non si disperda e il nostro capoluogo rimanga centrale. Non a caso, la nostra città si è sempre posta a difesa della presenza e delle attività di ONAOSI ogni qualvolta il suo ruolo e le sue attività sono state messe in discussione. ONAOSI è infatti un importante volàno di sviluppo economico per un territorio storicamente vocato all’accoglienza di studenti da ogni parte d’Italia e del mondo”.
Ma l’importanza dell’esperienza di ONAOSI e più in generale delle iniziative di mutuo soccorso è stata enfatizzata anche dall’ex ministro della Sanità, Rosy Bindi, che, durante l’evento ha tenuto la propria lectio magistralis dedicata all’analisi dei 40 anni del Servizio Sanitario Nazionale. “Il patrimonio del nostro servizio sanitario non va assolutamente sottovalutato né disperso. È troppo spesso considerato spesa mentre invece è un investimento per la crescita del Paese, per l’industria sanitaria, per le tecnologie e l’innovazione. Ed è un investimento inoltre perché, a cifre infinitamente più basse che altrove, assicura a ciascuno il bene più importante: la salute”. Ma il benessere sanitario degli italiani e il welfare universalistico non possono vivere solo di investimenti pubblici. “Vive – ha spiegato l’ex ministro – anche grazie alla capacità della società di organizzare la solidarietà e di collaborare con rapporto di reciprocità e complementarietà con le strutture pubbliche. Il principio di sussidiarietà contenuto nella nostra Costituzione alimenta a sua volta la solidarietà. È necessario che realtà come Onaosi abbiano il sostegno pubblico. In questo modo si assicura anche una personalizzazione del welfare che è finora mancato”.
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